Si
è concluso il poderoso lavoro di ricerca e ricostruzione storica che
Morando Perini, Damiano Scalvini e Carlo Susara hanno iniziato circa
cinque anni fa per ricostruire i fatti che coinvolsero Lonato ed i
lonatesi nel periodo più buio della seconda guerra mondiale: dal
settembre 1943 all’aprile 1945.
Naturalmente
una storia così intrecciata di dettagli e di accadimenti non è
limitata al solo comune di Lonato con le sue numerose frazioni, ma si
allarga ed intreccia anche con fatti di altri paesi vicini come
Calcinato e Desenzano che infatti compaiono nelle fotografie
pubblicate sulla quarta pagina di copertina dei due volumi in cui la
ricerca è stata subbivisa. Nel febbraio 2018 fu presentato il primo
volume che raccontava degli anni 1943 e 1944, nel febbraio 2019 viene
distribuito il secondo volume interamente dedicato al 1945, l’anno
della Liberazione.
L’impostazione
del secondo volume ricalca quello del primo: il diario dell’allora
Segretario Comunale di Lonato, Giovanni Rovida, da lo scandire dei
giorni e dei fatti che sono poi commentati dagli autori ed illustrati
ricorrendo ai documenti di archivio, alle immagini e, soprattutto,
alle testimonianze diretti di chi quei fatti vide e che ancora
ricorda. Sono proprio le testimonianze indedite a costituire un
unicum di questo lavoro poiché per alcuni fatti ci aiutano a capire
al meglio quanto accadde e, spesso, si sorreggono l’una con l’altra
confermando le ipotesi e permettendo anche ricostruzioni più
accurate nei tempi e nei luoghi.
Un
esempio è quello del bombardamento che il 17 febbraio 1945 colpì un
mulino a Lonato e per il quale abbiamo la ricostruzione sia da parche
di chi assistette alla scena da lontano ed osservò le manovre di
avvicinamento degli aerei che da parte di chi era invece nei pressi
dell’edificio colpito e subì gli effetti delle bombe.
Copiose
sono anche le testimonianze dell’ultimo bombardamento subito da
Lonato il 23 aprile 1945 e nel quale morì anche il segretario
comunale estensore del diario che, per queste ragioni, si ferma alla
vigilia della liberazione.
Tra
i fatti di cui ci si è occupati trovando notevole riscontro in
documenti e testimonianze ne vogliamo ricordare tre.
Il
primo è quello che avrebbe potuto cambiare il finale della guerra in
Italia; l’11 marzo 1945 Mussolini, provenendo da Desenzano,
transitò a Lonato diretto verso Cavriana. In località Traversino,
all’incirca dove oggi sorge il centro commerciale “Leone”, il
suo convoglio fu attaccato da aerei e mitragliato. Ci furono dei
morti ma Mussolini si salvò; il fatto è certo e ricordato anche dai
figli del Duce in libri scritti nel dopoguerra. Ora potremo anche
leggere come i lonatesi videro quei fatti e come si comportarono
coloro i quali si trovarono inaspettatamente ed improvvisamente
davanti ai loro occhi Benito Mussolini.
Tra
i centri di potere della RSI, il comando della X^MAS era atipico ed
aveva sede a Lonato. Fu dunque anche a Lonato che si svolsero, sul
finire della guerra, incontri ed approcci riservati che volevano
organizzare qualcosa per evitare che le regioni dell’Istria e del
Friuli finissero per essere occupate dai partigiani jugoslavi quando
i tedeschi si fossero ritirati. I documenti di archivio ci hanno
aiutato a capire cosa accadde.
Infine
segnaliamo che nel nostro lavoro ci siamo occupati anche di
situazioni e persone che viaggiavano sul filo del rasoio. A
Maguzzano, nell’Abbazia Benedettina occupata dai tedeschi, i Preti
dell’Opera Don Calabria ospitavano anche un gruppo della Resistenza
dotato di ricetrasmittente. A Drugolo, nel castello, il Barone Lanni
dalla Quara dava alloggio ad ufficiali tedeschi e nel contempo
sosteneva la resistenza della Vallesabbia e nascondeva piloti
alleati. In comune, nei palazzi del potere della RSI, il Pretore
Emilio Ondei ed il Brigadiere Federico Alari erano due antifascisti
al servizio della Repubblica Sociale.
Naturalmente
di molte situazioni non era a conoscenza nemmeno il Segretario
Giovanni Rovida che dunque nel suo diario non poteva citarle. Sono
stati gli autori che, di testimonianza in testimonianza, si sono
messi sulle tracce di questi fatti inediti comunque tutti confermati
con documenti come, ad esempio, l’elenco degli arrestati in quel di
Lonato e tradotti al carcere di Canton Mombello a Brescia.
La
fine della guerra è stata trattata, nel secondo volume, con un
capitolo a se nel quale trovano spazio i primi documenti scritti a
nome del CLN lonatese ed anche le modalità con cui avvenne il
passaggio di potere nei ricordi di due ragazzi di allora che
appartenevano a due famiglie schierate sugli opposti fronti. Lonato,
fortunatamente, non conobbe un finale di guerra particolarmente
cruento ed i motivi di ciò sono stati ipotizzati dagli autori. Poi,
a partire dall’estate del 1945, iniziò il dopoguerra con i paesi
che andavano risollevandosi nel mentre tanti uomini tornavano dai
campi di prigionia e dalle montagne dove erano stati partigiani.
Tornò anche un partigiano lonatese cui fu concessa la medaglia di
bronzo al valor militare e non tornò, invece, Giuseppe Malvezzi, il
partigiano di Desenzano ucciso il 27 aprile 1945 a Rodengo Saiano. Un
suo ricordo inedito ce lo ha dato un lonatese che era militare con
lui a Roma nel settembre 1943, quando Malvezzi maturò la decisione
di entrare nella Resistenza.
Questi
e tanti, tanti altri fatti sono tutti in “POI SCESE LA NOTTE”,
volume 1 e 2.